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Open Government

Piccolo glossario dell’Open Government

Accountability

Agenda digitale

Collaborazione

Consultazione

Deliberazione

Foia

Geoportale

Interoperabilità

Open data

Open source

Partecipazione

Piattaforma

Trasparenza

Accountability

In senso stretto l’accountability riguarda il processo di rendicontazione, ovvero la giustificazione sull’uso dei soldi pubblici; in senso lato, invece, l’accountability è la capacità dei governanti di rendere conto delle proprie scelte e di esserne responsabili, subendone le conseguenze. La scienza politica distingue inoltre tra accountability elettorale (per cui la responsabilità degli eletti nei confronti degli elettori si esprime in termini di voto) e accountability istituzionale (cioè la responsabilità dei governanti nei confronti di altre istituzioni di controllo, come ad esempio la magistratura, le agenzie pubbliche o i media).

Nell’ambito dell’open government, l’accountability è il risultato di un processo di apertura delle informazioni, e quindi è direttamente connessa alla trasparenza: più un organo pubblico è trasparente rispetto alle proprie attività e maggiore sarà il grado di controllo che i cittadini o altri organi possono esercitare su di esso, premiandolo o sanzionandolo.

Per approfondire:

Morlino, L. (2011). Changes for democracy: structures, actors, processes. Oxford: Oxford University Press.

 

Agenda digitale

L’Agenda digitale è una policy emanata nel 2010 dalla Commissione Europea con la COM(2010)245: A digital agenda for Europe, che ha definito le aree strategiche di intervento per il decennio 2010-2020. Tali aree sono:

  • Digital single market, cercando di integrare i mercati digitali europei, migliorando l’offerta e favorendo la domanda da parte dei consumatori;
  • Interoperabilità e standard digitali;
  • Fiducia e sicurezza informatica;
  • Accesso ad Internet a banda larga e ultra-larga;
  • Ricerca e innovazione;
  • Digital literacy, competenze digitali e inclusione;
  • Servizi pubblici digitali.

La Commissione Europea ha posto particolare accento sul mercato unico digitale e sull’e-government come driver di innovazione, crescita economica e integrazione delle politiche dei diversi Stati membri. Dopo questo documento, molti Paesi hanno adottato la propria agenda digitale ricalcandone i contenuti e gli obiettivi.

Per approfondire:

Sito dell’Agenda digitale europea

 

Collaborazione

La collaborazione può essere definita come un insieme di pratiche e processi in cui molteplici attori negoziano le loro relazioni e danno vita a nuove dinamiche sociali, traendone reciproco vantaggio. Nella sua originale formulazione, l’open government si è basato sugli esempi di governance collaborativa: tali sono le esperienze di governo in cui cittadini, istituzioni e settore privato hanno contribuito alla gestione delle risorse e alla definizione delle politiche. Il concetto di governance collaborativa, a sua volta, si avvicina molto alla tradizione italiana sulla sussidiarietà, organizzata in modo circolare o orizzontale, secondo il modello della partnership pubblico-privato-civica.

La distinzione tra partecipazione e collaborazione non è sempre agevole nell’ambito dell’open government, sebbene esistano ampie bibliografie sociologiche e politologiche sulle diverse caratteristiche dei due concetti. Tuttavia, possiamo rintracciare due elementi che caratterizzano la collaborazione: dal punto di vista soggettivo, la collaborazione coinvolge diversi attori sociali, mentre la partecipazione è tipicamente un processo di cui i cittadini sono i protagonisti. Dal punto di vista oggettivo, la collaborazione implica sempre un quadro formalizzato di regole che definisce i termini del processo e il suo impatto sulla governance (cioè sulla formazione delle politiche pubbliche e sulla gestione delle risorse), mentre la partecipazione può non essere integrata in processi istituzionali e tendere verso obiettivi diversi.

Per approfondire:

De Blasio, E., Sorice, M. (eds., 2016). Innovazione democratica: un’introduzione. Roma: Luiss University Press.

 

Consultazione

Il termine consultazione si riferisce a due oggetti distinti: da una parte, sono consultive tutte le pratiche in cui le istituzioni chiedono a cittadini o ad altri attori sociali di esprimere il loro parere, non vincolante, su un tema o una policy.

Dall’altra, la consultazione identifica anche un particolare tipo di pratica partecipativa: le consultazioni pubbliche sono sempre più frequenti e si svolgono per lo più on line, attraverso questionari o processi deliberativi. Di solito il prodotto finale, la sintesi di tutti i pareri raccolti, ha una scarsa incidenza sulle policy che verranno adottate dalle istituzioni; il meccanismo delle consultazioni è quello dell’ascolto dei cittadini ma senza vincoli.

Di fatto, le pratiche consultive conferiscono una legittimazione popolare (reale o presunta) alle decisioni prese nelle sedi istituzionali, più che accogliere punti di vista diversi da quello di partenza. Occorre quindi valutare caso per caso se la partecipazione popolare sfocia in un effettivo contributo al decision-making.

Per approfondire:

Font, J. (2016). “Tracing the Impact of Proposals from Participatory Processes: Methodological Challenges and Substantive Lessons”, Journal of Public Deliberation, 12(1):1-25.

 

Deliberazione

Deliberare significa discutere e poi decidere. È un processo che è stato lungamente analizzato dalle scienze sociali e rappresenta la modalità più complessa in cui si sostanziano la partecipazione democratica e i meccanismi di decision making. La deliberaziona richiede approfondimento, capacità di ascolto e di negoziazione, solidarietà sociale e, elemento non di poco conto, tempo.

Nell’ambito dell’open government la deliberazione assume un ruolo fondamentale. Il governo aperto di stampo deliberativo, infatti, è la migliore realizzazione possibile dei principi di apertura e condivisione, perché si basa su pratiche comunicative che costituiscono un tessuto di relazioni tra i diversi attori sociali. Le pratiche deliberative, inoltre, sono una caratteristica distintiva delle piattaforme di democrazia digitale, sia offerte dalle istituzioni sia create dal basso: forum, discussioni, scatole delle idee sono diverse forme di spazi deliberativi dove i cittadini possono interagire tra loro e con le istituzioni, dando vita a progetti collettivi autonomi.

Per approfondire:

Sorice, M. (2014). I media e la democrazia. Roma: Carocci.

 

Foia

Il Freedom of information Act o Foia è una norma di diritto statunitense che disciplina l’accesso ai documenti amministrativi. Il primo Foia è stato adottato negli Stati Uniti nel 1966 ma la maggior parte degli altri Paesi del mondo ha emanato un Foia solo a cavallo degli anni 2000, quando la trasparenza è diventata un principio fondamentale dell’amministrazione. La peculiarità del Foia è che garantisce il diritto di accesso a tutti i cittadini, non solamente quelli portatori di interessi specifici, senza necessità di motivare la richiesta (fatte salve alcune categorie di documenti); di converso, le pubbliche amministrazioni sono obbligate a fornire una motivazione in caso di diniego.

In Italia, dove l’accesso ai documenti amministrativi è disciplinato dalla legge 241/1990 e dal D. Lgs. 33/2013, il Foia è stato importato solo nel 2016, con il D. Lgs. 97/2016, che ha esteso le categorie in cui è possibile esercitare l’accesso civico generalizzato (introdotto formalmente nel 2013).

Per approfondire:

Linee guida dell’Anac sul Foia

 

Geoportale

I geoportali sono siti attraverso cui si può accedere alle informazioni geografiche di un dato territorio. Normalmente le caratteristiche di base dei geoportali sono due: la collezione di dataset aperti e interoperabili, e la visualizzazione in forma di mappa interattiva.

Tutte le istituzioni locali, regionali e nazionali dei Paesi membri dell’Unione Europea sono tenute a rilasciare i dati in formato aperto e interoperabile, al fine di creare un geoportale pan-europeo (direttiva Inspire). È il primo esempio di piattaforma digitale nata dalla collaborazione tra istituzioni transnazionali ed ha la finalità di costruire un’infrastruttura pubblica di gestione e visualizzazione del territorio, indipendente dalle mappe create da operatori commerciali.

Per approfondire:

Geoportale nazionale italiano curato dal Ministero dell’Ambiente

 

Interoperabilità

L’interoperabilità è la proprietà di sistemi in grado di dialogare tra loro: nel caso degli open data, i dati sono definiti interoperabili quando i dataset sono costruiti in modo che possano essere processati automaticamente da una macchina, indipendentemente dal software in cui sono stati codificati, e combinati con altri dataset.

Le policy sull’open government che hanno maggiormente trattato il tema dell’interoperabilità sono naturalmente quelle sugli open data, e in particolare sui dati di tipo geografico. La direttiva europea INSPIRE (Dir. 2007/2/EC) ha dato il via alla costruzione di una piattaforma europea di dati geospaziali, a partire da dataset aperti e interoperabili che ogni Stato membro dell’UE avrebbe provveduto a rilasciare. L’interoperabilità dei dati era essenziale per la riuscita del progetto. Da lì in poi, istituzioni locali, regionali e nazionali hanno lanciato i propri geoportali per condividere le informazioni con il resto d’Europa.

Per approfondire:

Direttiva Inspire

 

Open data

Gli open government data od open data sono i dati pubblici rilasciati secondo licenze che ne consentono il download e il riuso. I dati possono essere aperti a vari livelli, da un’apertura selettiva ad una totale, e le policy europee in materia fanno riferimento a un modello scalare proposto da Tim Berners-Lee:

  • Nessuna stella per i dati disponibili on line ma che non possono essere riutilizzati;
  • 1 stella per i dati disponibili on line sotto licenza aperta, ma che possono essere letti solo da occhi umani (non machine-readable);
  • 2 stelle per dati disponibili on line sotto licenza aperta e che possono essere analizzati attraverso specifici software di calcolo;
  • 3 stelle per dati disponibili on line sotto licenza aperta e machine-readable con qualsiasi software;
  • 4 stelle per dati disponibili on line sotto licenza aperta e machine-readable, che sono collegati in rete (linked) attraverso un Uniform Resource Identifier;
  • 5 stelle per dati disponibili on line sotto licenza aperta e machine-readable, che oltre ad avere un URI sono anche interoperabili e combinabili con altri dati.

Per approfondire:

Open Data Handbook

Open source

In informatica i software open source si distinguono perché hanno il codice sorgente disponibile gratuitamente senza copyright o sotto licenza Creative Commons. In ambiti diversi dall’informatica, l’espressione open source è diventata una metafora per tutto ciò che presuppone un lavoro collettivo, collaborativo e il cui prodotto è condiviso da ciascun utente.

Recentemente diversi Paesi europei hanno introdotto nei loro ordinamenti delle linee guida che privilegiano l’adozione di software open source da parte delle pubbliche amministrazioni; nell’ottica di una progressiva integrazione dei sistemi informativi e del risparmio dei costi, le pa devono necessariamente cercare soluzioni open source, e solo qualora non siano disponibili ricorrere all’acquisto di una licenza d’uso per software proprietari.

Per approfondire:

European Commission Open Source Observatory

 

Partecipazione

La partecipazione è al centro delle riflessioni degli scienziati sociali, dei partiti politici e dei governanti da diversi decenni: da una definizione legata al voto, ad una che comprende anche molte altre attività che i cittadini possono compiere nello spazio politico e sociale, la partecipazione ha assunto forme molteplici. La partecipazione on line, in particolare, trova la sua espressione più articolata nelle piattaforme deliberative costruite proprio dai cittadini.

La prospettiva dell’open government assume la partecipazione come uno dei pilastri fondamentali, senza distinzione tra pratiche consultive ed esperienze di vero e proprio empowerment civico, in cui i cittadini intervengono nel processo decisionale. Quest’approccio inclusivo rispetto alla varietà della partecipazione è in realtà un’arma a doppio taglio: da una parte, consente di abbracciare qualsiasi forma di partecipazione e di ricondurla ad un’ottica di governo aperto; dall’altra, non consente di distinguere tra uno stile di governance davvero aperta a ricevere il contributo dei cittadini, integrandolo nel decision-making, e uno stile di amministrazione che resta sostanzialmente chiuso, pur adottando un lessico vicino a quello dell’open government.

Per approfondire:

De Blasio, E., Sorice, M. (2016). Innovazione democratica: un’introduzione. Roma: Luiss University Press.

 

Piattaforma

Le piattaforme di open government sono siti web in cui si trovano diverse applicazioni o software che abilitano forme di trasparenza, partecipazione o collaborazione. Le piattaforme si poggiano su una componente tecnologica e su una ideologica: la scelta di usare un particolare software rispetto ad un altro, di privilegiare alcune funzionalità o di organizzare i contenuti in un certo modo dipende dal modello d’uso che si vuole offrire all’utente.

Nell’ambito della deliberazione on line, per esempio, alcune piattaforme sono state definite “tecnologie discorsive”, ma non tutte le piattaforme di open government possono godere di questo appellativo: le piattaforme di open data, ad esempio, ricadono in un modello di trasparenza, mentre alcune piattaforme si limitano a raccontare processi collaborativi avvenuti off line, utilizzando il sito come strumento di coordinamento degli attori coinvolti.

Per approfondire:

De Blasio, E. (2016). “Dall’open government alla democrazia digitale”, in De Blasio, E., Sorice, M. (eds.). Innovazione democratica: un’introduzione. Roma: Luiss University Press.

Trasparenza

La trasparenza si è affermata storicamente come la prima colonna portante dell’open government: le più antiche tracce di governo aperto risalgono al XVIII° secolo in Svezia e successivamente importate nella tradizione angloamericana con i Freedom of information Acts (Foia). Il governo trasparente è aperto perché è visibile da tutti i cittadini, contrapposto a un governo “chiuso”, caratterizzato dal principio di autorità e da un’elevata specializzazione burocratica. La trasparenza, o visibilità, delle attività di governo rendono possibile un controllo su tali attività da parte di cittadini e media: il legame tra trasparenza e accountability si salda in questo modo.

Le policy sulla trasparenza, arricchite più di recente da quelle sugli open data, sono state le prime ad essere emanate e rappresentano tuttora una grande quota delle politiche di governo aperto.

Per approfondire:

Bowles, N., Hamilton, J., Levy, D. (eds., 2014). Transparency in politics and the media. Accountability and open government. Oxford: Tauris.